Oggi compie 80 anni tondi tondi il "Ragno delle Dolomiti",
Cesare Maestri.
Uno dei più grandi alpinisti italiani, forse il più grande dei trentini, cresciuto negli anni d'oro delle Dolomiti: quelli del dopoguerra, i '50, i '60: quando le pareti di queste nostre montagne - considerate dei problemi irrisolvibili - venivano poco a poco conquistate, spesso dai talenti locali: Maestri con i compagni Eccher, Claus, Alimonta, Giovannini...giovani emuli del mitico Bruno Detassis.
Un mondo ancora ingenuo, non coinvolto dalle logiche commerciali dell'alpinismo odierno, un mondo però già pieno di invidie e gelosie. Polemiche accese spesso alimentate dalla stampa: si cercavano storie che appassionassero i lettori, si cercavano rivalità [es. Bonatti-Maestri] e si instillavano dubbi sulle effettive imprese.
Tanti auguri, Cesare!
Cesare Maestri - ...E se la vita continua
Colgo l'occasione per parlare di un libro letto qualche mese fa: l'autobiografia del Ragno.
Scritta di suo pugno [si ricava dal libro che C.M. è giornalista pubblicista e ha spesso collaborato con riviste di settore] e aggiornata nel 1995, io ho in mano una ristampa recente [visto il costo contenuto, sugli 8 euro, ve la consiglio].
L'infanzia povera e girovaga, contraddistinta dalla guerra e dalla prematura scomparsa della madre.
Gli esordi su roccia, con la prima parete affrontata in Paganella, un ricordo indelebile.
I primi successi, a cui automaticamente seguono i primi clamori mediatici e le prime polemiche; le ascensioni in solitaria, il primo Cerro Torre su invito e organizzazione di Cesarino "
Patacorta" Fava con la
tragica morte di Toni Egger e le
pesantissime critiche [anche relative all'effettivo raggiungimento della cima]...critiche
che ancora continuano e che ai tempi spronarono il Ragno a tornare in Patagonia, con una cordata interamente composta da amici trentini, per un secondo tentativo - fallito - e poi ad un terzo, stavolta vittorioso.
Maestri si racconta [con una prosa non impeccabile, ma sicuramente genuina] a tutto tondo e senza pudori: ne emerge anche il lato privato: il matrimonio con Fernanda, anche quello a suo tempo contestato; l'amato figlio Gian e le loro attività prima a Canazei, poi ad Andalo, per stabilirsi infine a Madonna di Campiglio. Raggiunta la maturità umana ed alpinistica l'autore confessa di aver attraversato più di un momento di crisi: tutto ciò lo porterà a cercare sè stesso in altri campi, smettendo temporaneamente di arrampicare.
Gli ultimi capitoli sono ovviamente dedicati alla vecchiaia, con ciò che la contraddistingue: la dolorosa morte della sorelle e del fratello; l'amore spassionato per la nipotina, la battaglia contro il tumore.
Ho trovato queste ultime pagine le più toccanti, le più sincere.
Una vita che si è intrecciata con le nostre montagne e non si è mai scordata le proprie radici, un libro forse un po' naif ma ricco di aneddoti ed umanità, un amore per l'ambiente che seppur con qualche crisi va riconosciuto e [che non fa mai male] un prezzo alla portata di tutte le tasche: io questo libro l'ho sinceramente apprezzato.